sabato ventinove giugno siamo disponibili anche in rovere. cioè, loro sono disponibili anche in mogano, quello bolognese, quello che ti sa cantare la normalità con particolarità, con le venature del legno, contando gli anni che son passati e mettendo radici sempre più in profondità. d’altronde il sound vito è un albero non più così giovane. sono ormai passati dieci anni dall’edizione del duemilanove, quella della rinascita, quella dove si è fatto realtà il progetto e il sogno di portare i nomi più importanti della scena indipendente nazionale ed internazionale al di fuori delle rotte urbane. un festival che, come un albero, è cresciuto e ha dato i primi frutti, tra cui la possibilità di offrire le novità, i nomi non solo già stabiliti e stabili, ma anche quelli in crescita, i protagonisti di domani. ed ecco, i rovere in realtà protagonisti lo so già, o quasi. con un album fresco fresco e appena tre anni di attività sono in piena fioritura, proiettati verso il futuro, ma ancorati nel passato di tutti noi. un passato in cui si fa a botte con la propria malinconia che affiora in un presente in cui ci si sente spesso soli in mezzo alla gente, sotto la pioggia con una t-shirt, perché non abbiamo guardato fuori. i rovere ci fanno guardare dentro, come pochi sanno fare, e come pochissimi sanno fare con il sorriso. perché i testi colpiscono la mente, ma la musica colpisce il corpo. un itpop con influenze punk e synth con cui è difficile fermarsi a pensare. ma forse è questo che vogliono. alberi in movimento, ragionando nel ballo, scuotendo le nostre fronde, senza contarci le venature, ma consapevoli del nostro passato. ecco, i rovere sono un po’ tutti noi, malinconici figli di ricordi sognati, con le radici verso l’alto, a cercare la terra tra il cielo.